corsa e tecnologia

che la tecnologia ci accompagni ad ogni passo della nostra esistenza è ormai palese.
Il compagno più fedele ed irrinunciabile è il telefono cellulare, senza il quale avvertiamo un senso di vuoto.

Ad eccezione di quegli asceti che abbandonano il cellulare al suo destino e si avventurano senza possibilità di essere rintracciati addirittura per un’ora o più, per il resto è tutto un trovare il modo di portarsi dietro la finestra sul globo terracqueo.

Fin dai primordi dell’era del cellulare (infatti c’è stato un tempo in cui non esisteva questo strumento ed il genere umano ha prosperato comunque) sono nate le fasce da legare al braccio con tasca trasparente e foro per il cavo degli auricolari. Le dimensioni dei cellulari sono cambiate nel corso del tempo e quindi le fasce si sono adeguate, ma il segno sul braccio è rimasto.
Sono arrivate le cuffie senza fili e così si è ridotto il rischio di strozzarsi con i cavetti delle cuffie.

I computer da polso mentre misurano temperatura, frequenza cardiaca, inviano la play list alle cuffie sono in grado di veicolare telefonate e visualizzare messaggi abolendo la fascia al braccio per optare eventualmente a marsupi più tecnici nel caso in cui si debba contiunare a portare il fidatissimo schermo retroilluminato.

Ma poichè il naturale posizionamento del cellulare è il palmo della mano, la moderna coperta di Linus, infatti, per esprimere tutta la sua efficacia rassicurante deve rispondere alle sensazioni tattili dei polpastrelli e deve essere facilmente osservato, pare che la legge non scritta preveda che anche quando si va a correre bisogna avere il cellulare in mano.
Ed in verità vada tenuto in posizione orizzontale (con microfono a favore di commento) poco importa che si corra in posizione innaturale l’importante è comunicare di continuo. #felipe