si espresse proprio in questi termini l’allenatore al suo pupillo, ed in una sola frase racchiuse l’impegno profuso negli allenamenti, i sacrifici a cui si era sottoposto, e lo stato di forma mai raggiunto fino a quel momento.
I dati dei test erano chiarissimi, avrebbe potuto puntare tranquillamente al personal best sulla distanza e quindi, adesso, tutta l’enfasi era da ricondursi sulla gestione mentale dei giorni precedenti alla gara ed alla gara stessa.

L’etimo della espressione è profondo, infatti la tensione nervosa spesso gioca brutti scherzi e affonda i suoi colpi nelle viscere, addirittura tale da non riuscire nell’autocontrollo e così da produrre evidenti effetti sulla biancheria.

Riuscirà l’allenatore a infondere fiducia e tranquillità nel pupillo? Riuscirà quest’ultimo a governare l’ansia ed esprimere le sue potenzialità al meglio? e quindi la frase fu previsione di sventura o foriera di successo?

*anfare, anfarisi

Termine dialettale, siciliano palermitano, anche riflessivo, determinare un alone, metafora prosaica per definire chi è colto da paura, tensione tale limitare il controllo corporeo (sfinteri), in italiano “cagarsi addosso”, nella comunicazione non verbale è accompagnato dal gesto della mano in cui le dita poste verso l’alto si aprono e si chiudono, i polpastrelli, si uniscono ritmicamente.